Gian Marco Capraro nasce a Milano nel 1972. Nel 2009 è stato selezionato come artist-in-residence al Fabbrikken der Kunst og Design a Copenhagen e nel 2010 ha esposto in una mostra personale all’ Atelier Soldina, Berlino. Nel 2010 è stato selezionato per la mostra della Red-Cross summer exhibition a L’Aia, Olanda e nella città di Narva, Estonia. Ha collaborato con la Galleria delle Battaglie, Brescia and Yvonneartecontemporanea, Vicenza. Tra i curatori con cui ha lavorato ci sono Carolina Lio e Roberto Borghi. Vive e lavora a Milano. Gian Marco Capraro. È un artista molto prolifico. Procede per violente fiammate, attrazioni esclusive, incontenibili. Si innamora di un tema, una figura, una forma (animali, volti, composizioni inconsuete, paesaggi) e la insegue, la sviscera, non dipinge altro per alcuni mesi. Va a fondo di ciascuna sua fascinazione, la esaurisce; e poi passa ad altro. Lo definirei una specie di monogamo seriale della pittura. Monogamo, e non dongiovanni, perché Gian Marco Capraro è fedelissimo a ciascuna delle sue fasi, mentre la attraversa. Seriale, perché non si accontenta mai, non si riposa sui risultati acquisiti: potrebbe sfruttare il filone che ha trovato, e invece passa presto ad altro, avvia sempre qualcosa di nuovo. Ha un’impressionante capacità tecnica, che gli permette di dipingere qualsiasi cosa. E, allo stesso tempo, ha una solida preparazione filosofica. Ma ciò che mi colpisce del suo lavoro è che queste due forze (la bravura pittorica e la consapevolezza concettuale) si potenziano a vicenda. Gian Marco Capraro non frena mai il piacere della figura, della pastosità pittorica, della colorazione, in nome di una qualche tesi o preconcetto teorico. Allo stesso tempo, le sue tele sono chiaramente frutto di una riflessione. Così nella sua pittura l’ideazione e l’esecuzione non sono mai separate. Il piacere della visione sta insieme a quello dell’intelligenza